sabato 18 giugno 2011

La salvaguardia della religione

La salvaguardia della religione
L’Islam è la rivelazione divina, completa e perfetta, proveniente da Allah Onnipotente per il benessere a la salvezza dell’umanità. Tutti i Profeti precedenti inviati da Allah, come Noè, Abramo, Mosè e Gesù(pace su di loro), erano musulmani mandati presso le loro genti con il messaggio di base dell’Islam - adorare Allah senza associarGli idoli o altre divinità - e regolamenti specifici adatti alle popolazioni cui appartenevano.
Allah l’Eccelso dice:
(Non inviammo prima di te nessun messaggero senza rivelargli: LA ILAAHA ILLA ANA [Non c’è altro dio che Me], AdorateMi!) (21:25)
Muhammad ibn Abdullah (pbsl) è l’ultimo dei Profeti e dei Messaggeri di Allah a cui è stata donata la versione completa e definitiva dell’Islam e della Legge Rivelata, che rimarrà valida per tutta l’umanità fino all’arrivo del Giorno della Resurrezione; egli (pbsl) è stato inviato a tutti gli uomini con il codice delle leggi islamiche stabilito da Allah, il Saggio l'Onnisciente.
Allah l’Altissimo dice:
(Muhammad non è il padre di nessuno dei vostri uomini; egli è l’inviato di Allah e il Sigillo dei Profeti.) (33:40)
E Allah l’Eccelso dice:
(Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia grazia e mi è piaciuto darvi per religione l’Islam.) (5:3)
E dice:
(Invero la religione presso Allah è l’Islam.) (3:19)
E dice:
(Chi vuole una religione diversa dall’Islam, il suo culto non sarà accettato, e nell’altra vita sarà tra i perdenti.) (3:85)
Il Messaggero di Allah (pbsl) spiegò il suo ruolo, rispetto ai Profeti di Allah venuti prima di lui, con una similitudine dicendo:
«Il mio esempio e l'esempio dei Profeti che mi hanno preceduto è come quello di una persona che ha costruito una bellissima casa: essa era perfetta e magnifica tranne per un singolo mattone mancante (in un angolo). La gente che vedeva la casa la ammirava ma poi si domandava perché mai il proprietario avesse lasciato quell’unico mattone mancante. Io sono quel mattone; sono il Sigillo dei Profeti (per tutta l'umanità).» [1]
Tutti gli uomini sono concordi nell’affermare il principio generale secondo cui la verità, la giustizia e l’onestà devono essere sostenute e difese in caso di attacco da parte delle forze della falsità, della tirannia e della malvagità. Per i musulmani questo è un obbligo molto importante e devono sforzarsi di promuovere la verità, la giustizia e l’onestà con tutti i mezzi legittimi disponibili. Per le società secolarizzate, la religione è considerata puramente come un affare privato: secondo la legge, la vita pubblica deve essere guidata da principi e istituzioni secolari e, in nessun caso, non secondo la religione o le leggi religiose. E’ necessario ricordare che lo stesso secolarismo è nato come reazione agli eccessi e ai conflitti fra le chiese cristiane e i vari monarchi e re d’Europa.
Ciò ci permette di introdurre il delicato argomento di ‘Jihad’ (lotta, sforzo), una parola altamente diffamata ed abusata. Il seguente versetto del Sublime Corano, letto nel suo contesto più completo, fornisce la regola generale circa la Jihad:
(Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono.) (2:190)
In breve, la Jihad significa che ai musulmani è permesso combattere per proteggersi contro l’aggressione, lo sfruttamento e la repressione, ma sempre senza cadere nell’eccesso, in quanto proibito. La radice araba della parola Jihad significa ‘sforzo’ ed include non soltanto la lotta contro gli oppressori ed i tiranni, ma anche, ad un livello generale, lo sforzo per promuovere il bene e combattere il male. La Jihad è il più onorevole principio islamico, poiché soltanto grazie ad essa l’Islam, assieme alle più importanti verità, alla giustizia e alle opere buone, sono protetti ed i musulmani stessi possono difendersi da coloro che li aggrediscono. È obbligo di ogni musulmano credere e praticare la Jihad fin dove gli è possibile: i compiti più onerosi sono riservati a coloro aventi maggiori abilità, ma anche il povero ed il disabile devono dare il loro sostegno morale e pregare affinché giunga la vittoria.
La Jihad veniva praticata anche nelle religioni precedenti. Poiché il male fa parte della storia umana, ed è presente in ogni luogo, la Jihad fu stabilita e definita per fermare la tirannia e l’ingiustizia, e per rimuove i sovrani e i regimi criminali. La Jihad fu creata per proibire alla gente la venerazione degli dei e dei semidei fasulli e per far loro conoscere la realtà del culto di Allah, Dio unico che non ha figli, soci o compagni. Altro scopo della Jihad è quello di rimuovere le ingiustizie e far conoscere all’uomo la misericordia, la giustizia e la pace presenti nel modello di vita islamico nell’interesse di ciò che è bene per l’uomo sulla terra e non nell’interesse di specifici gruppi di arabi o di gruppi musulmani di altre nazioni, poiché l’Islam è universale e non ha confini geografici o territoriali. Come riporta la tradizione, il Messaggero di Allah (pbsl) disse:
«Aiuta un fratello, sia che egli sia un oppressore o l’oppresso». Un uomo domandò: «O Messaggero di Allah! Posso aiutarlo quando è oppresso, ma come posso aiutarlo quando è l’oppressore?» Egli (pbsl) disse: «Puoi aiutarlo a non opprimere. Quello sarà l’aiuto che potrai dargli». [2]
Il messaggio e l’invito dell’Islam sono universali, rivolti a tutta l’umanità, con un codice completo di credenze, di morali ed etiche per ogni ceto sociale. L’Islam ha stabilito i principi di giustizia, d’imparzialità, di uguaglianza, di libertà, di benessere, di successo e della verità per l’uomo sulla terra. La Jihad è stata istituita non per forzare la gente ad accettare l’Islam contro la propria volontà, ma piuttosto come mezzo e meccanismo che aiuti a mantenere quella pace che permette la diffusione non violenta nel mondo intero del messaggio della religione monoteista, della giustizia e dell’uguaglianza e che lo protegge contro gli attacchi. Dopo averlo ricevuto, spetta a ciascuno di noi accettare l’Islam o meno. Lo scopo essenziale della Jihad è di spianare la strada alla propagazione pacifica del messaggio presso le genti. Allah Onnipotente afferma nel Sublime Corano:
(Non c’è costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dall’errore. Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente.) (2:256)
Il principio che consolida i rapporti fra i governi e la gente è basato sulla giustizia e sulla pace, poiché non può esistere una pace durevole senza giustizia. La Jihad non è ‘una guerra santa’ come viene descritta dai mezzi di informazione dell’Occidente, ma è ‘lotta’ e resistenza dignitose contro gli oppressori e coloro che si oppongono alla diffusione pacifica della parola di Allah e della fede in Lui e nell’Islam, la Sua religione. La maggior parte delle volte le motivazioni iniziali di una ‘guerra’ sono interessi personali o nazionali, interessi terreni, risorse naturali e/o altri motivi politici ed economici. L’Islam proibisce una ‘guerra’ basata su queste ragioni e ammette la Jihad nelle tre seguenti situazioni, vale a dire:
1)             La difesa della vita, della proprietà e dei confini nazionali, ma senza eccessi
Allah dice nel Sublime Corano:
(Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono.) (2:190)
2)             Rimuovere l’oppressione e battersi per i legittimi diritti della gente oppressa.
L’obbligo di respingere l’oppressione e la tirannia è menzionato nel seguente versetto del Sublime Corano:
(Perché mai non combattete per la causa di Allah e dei più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini che dicono: «Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua; concedici da parte Tua un alleato»?) (4:75)
Il Profeta di Allah (pbsl) disse:
«La migliore Jihad è una parola di verità davanti ad un sovrano ingiusto». [3]
3)             Difesa della fede e della religione
L’Islam ha consentito la lotta soltanto per i motivi sopra specificati e qualunque altra ragione (come la conquista di nuovi territori, interessi coloniali e la vendetta ecc.) è completamente proibita. Inoltre sono state stabilite regole rigorose di comportamento durante le ostilità: non è consentito ai combattenti islamici di uccidere in maniera fortuita, ma è permesso uccidere i soldati e le altre forze di sostegno diretto; non è ammessa, accettata, e perdonata l’uccisione di anziani, di bambini, di donne, di coloro che sono sotto cure mediche, di personale medico e di chi si sono ritirati in adorazione di Allah; è proibita la mutilazione dei corpi e degli organi dei combattenti nemici deceduti; è  vietata l’uccisione del bestiame o di qualunque tipo di animale appartenente al nemico, la distruzione delle abitazioni e l’inquinamento delle acque potabili, dei fiumi, dei laghi, delle sorgenti e dei pozzi d’acqua del nemico che si sta combattendo. Questi concetti sono basati sui molti versetti del Sublime Corano, tra cui vi è il seguente:
( e non corrompere la terra. Allah non ama i corruttori.) (28:77)
Inoltre anche molti detti del Messaggero di Allah (pbsl) stanno alla base di queste regole, come ad esempio quando disse:
«.....non tradite, non siate eccessivi, non mutilate e non uccidete un neonato. » [4]
Tali principi si basano anche sulla raccomandazione che il primo Califfo, Abu Bakr, fece ai suoi capi militari quando affidò loro l’incarico della Jihad. Egli disse: «Ascoltate ed obbedite i seguenti dieci ordini e istruzioni: non tradite (se fate una promessa); non sottraete il bottino di guerra; non venite meno al vostro impegno di fedeltà; non mutilate il corpo dei combattenti nemici uccisi o che sono morti; non uccidete un bambino o un minore; non uccidete un anziano o un’anziana; non uccidete una donna; non sradicate un albero di palma da datteri, né un qualsiasi altro albero e nemmeno bruciateli; non tagliate o distruggete un albero da frutto; non uccidete una pecora femmina, una mucca o un cammello tranne che per procurarvi cibo di cui avete bisogno; sicuramente vi capiterà di incontrare gente che si è isolata e reclusa per poter adorare Allah, come i monaci e persone simili: lasciateli soli e non disturbateli; sicuramente vi capiterà di fermarvi presso la gente che troverete sulla vostra strada, che vi offrirà ogni tipo di cibo: ogniqualvolta che ne mangiate, invocate il nome di Allah su di esso; certamente vi capiterà di incontrare un gruppo di persone con il centro della testa rasato e con lunghe trecce di capelli tutt’attorno: vi è permesso combattere ed uccidere questa gente, poiché sono i guerrieri dei nemici che indossano le loro spade per uccidervi.».
I prigionieri di guerra non devono essere torturati, umiliati, né mutilati; non possono essere imprigionati in celle troppo strette o essere privati del cibo e delle bevande necessarie al punto da farli morire. Il Sublime Corano afferma:
([loro] che, nonostante il loro bisogno, nutrono il povero, l’orfano e il prigioniero; [e interiormente affermano:] «E’ solo per il volto di Allah, che vi nutriamo; non ci aspettiamo da voi né ricompensa, né gratitudine.) (76:8-9)
Il governo islamico ha il diritto di liberare i prigionieri di guerra senza avanzare nessuna richiesta di pagamento, ma anche, al contrario, a seguito di un accordo per il versamento del riscatto; tuttavia è anche possibile scambiare i prigionieri di guerra per liberare i fratelli musulmani catturati dal nemico. Ciò si basa sul seguente versetto del Sublime Corano:
(Quando [in combattimento] incontrate i miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente. In seguito liberateli graziosamente o in cambio di un riscatto, finché la guerra non abbia fine. Questo è [l’ordine di Allah]. Se Allah avesse voluto, li avrebbe sconfitti, ha voluto mettervi alla prova, gli uni contro gli altri. E farà sì che non vadano perdute le opere di coloro che sono stati uccisi sulla via di Allah.) (47:4)
La legge islamica sancisce che i perdenti di un conflitto che vanno a fare parte dei residenti non musulmani dello stato islamico, le loro famiglie, i loro possedimenti e le proprietà terriere godono della protezione da parte del governo e sono inviolabili. Nessuno ha il diritto di impossessarsi dei beni o della ricchezza dei non musulmani residenti, di umiliarli, di ledere il loro onore o di attaccarli ingiustamente. Allo stesso modo, le loro credenze e pratiche religiose devono essere rispettate secondo il limite stabilito dalla legge. Ad esempio, Allah dice nel Sublime Corano:
([Essi sono] coloro che, quando diamo loro potere sulla terra, assolvono all’orazione, versano la decima, raccomandano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole. Appartiene ad Allah l’esito di tutte le cose.) (22:41)
I non musulmani residenti in una nazione islamica sono tenuti a pagare una tassa minima chiamata ‘Jizyah’: ovvero una specifica tipologia d’imposta procapite versata da coloro che non vogliono accettare l’Islam e desiderano mantenere la loro religione mentre vivono in uno stato avente una giurisdizione islamica. Per esempio, nei primi paesi islamici, mentre i musulmani benestanti pagavano il 40% sul patrimonio accumulato, i residenti non musulmani pagavano la Jizyah, che era suddivisa in tre categorie: la classe abbiente versava l’equivalente della somma di quarantotto Dirhams[5] l’anno, la classe media, quali i mercanti, i commercianti e i coltivatori, l’equivalente della somma di ventiquattro Dirhams l’anno e la classe operaia, ovvero i panettieri, i carpentieri, gli idraulici e simili, l’equivalente della somma di dodici Dirhams l’anno. Tale imposta viene versata in cambio della protezione personale e patrimoniale dei residenti non musulmani.  Il generale Khalid bin al-Waleed, capo e comandante dell’esercito islamico, fece un voto di lealtà con i residenti non musulmani dell’epoca e disse: «Vi offro il mio voto di lealtà e m’impegno a proteggervi totalmente in cambio dell’imposta procapite che verserete: se vi forniamo la protezione necessaria, siamo autorizzati a richiedere tale imposta; altrimenti, non siete tenuti a pagarla». In seguito, quando l’esercito musulmano dovette abbandonare la zona per andare a combattere altrove, il governo restituì la Jizyah che era stata raccolta, giacché non era stato in grado di fornire il livello di sicurezza stipulato.[6]
Inoltre, non tutti i residenti non musulmani sono tenuti a pagare la Jizyah, ma solo chi ha una fonte di guadagno. Sono numerose le categorie di coloro che sono esenti dal pagamento, tra cui i poveri, i minori, le donne, i monaci, i non vedenti ed i disabili. Secondo le Leggi islamiche, il governo ha l’obbligo di garantire la completa protezione a queste categorie di persone e di offrire loro un’indennità finanziaria sufficientemente per vivere. Infatti, l’impegno di lealtà fatto dal generale Khalid bin al-Waleed con i residenti non musulmani della città di ‘Heerah’ in Iraq, che era sotto il governo islamico, dichiarava quanto segue:
‘Ogni persona anziana, lavoratore disabile, malato terminale e ogni benestante che è andato in fallimento e, per questo motivo merita l’elemosina da parte della sua gente avente la stessa fede religiosa,... tutte queste categorie di persone non sono tenute a pagare l’ imposta procapite. Avranno, inoltre, diritto a un’indennità sufficiente per vivere elargita dal Ministero del Tesoro Islamico per sé e per i membri delle loro famiglie di cui sono responsabili.’ [7]
Un altro esempio è quello di Omar bin al-Khattab, il secondo Califfo, che una volta passò di fianco ad un anziano uomo ebreo che stava chiedendo l’elemosina. Omar domandò in giro chi fosse quell’uomo e venne a sapere che era un non musulmano residente dello stato islamico. Immediatamente disse: «Non siamo stati giusti con te! Abbiamo riscosso la Jizyah da te mentre eri giovane e capace, ma ti abbiamo trascurato nella tua vecchiaia!» Omar portò l’anziano ebreo a casa sua e gli offrì tutto il cibo ed i vestiti che trovò. In seguito, diede istruzioni agli incaricati del Ministero del Tesoro, dicendo:
«Controllate, sorvegliate ed osservate la situazione di gente simile. Offrite sufficiente assistenza da parte del Ministero del Tesoro Islamico a loro e ai membri delle loro famiglie.»
Allah dichiara nel Sublime Corano:
(Le elemosine sono per i bisognosi, per i poveri...) (9:60)
[cioè l’inizio del famoso versetto sulla Zakah (elemosina obbligatoria)] in un’interpretazione di questo passo, i poveri sono i musulmani e i bisognosi sono i residenti non musulmani dello stato islamico.[8]




[1] Trasmesso da Bukhari n.3341 e da Tirmidhi, n. 2862.
[2] Trasmesso da Bukhari e Muslim
[3] Trasmesso da Tirmidhi, Ahmad
[4] Trasmesso da Muslim, n. 1731
[5] Un Dirham è la moneta islamica il cui valore è equivalente a 2,28 grammi di argento. Oggi, nonostante il nome ‘Dirham’ sia ancora in uso presso alcuni paesi arabi islamici, la valuta moderna non corrisponde più allo stesso valore.
[6] Questo è un noto episodio della storia islamica: si veda anche Baladthuri, Futuh al-Buldan, durante la conquista dello Sham (regione siriana) 
[7] Abu Yousuf, al-Kharaj, p.144
[8] Ibid, p.126 

domenica 12 giugno 2011

I diritti dei poveri e dei bisognosi

I diritti dei poveri e dei bisognosi
Allah loda coloro che, spendendo per la Sua causa, aiutano i poveri e i bisognosi della società islamica, come indicato nel versetto del Sublime Corano:
(e sui cui beni c’è un riconosciuto diritto, per il mendicante ed il diseredato;) (70:24-25)
In effetti, la carità fatta ai poveri e ai bisognosi è considerata come una delle azioni più virtuose; anzi, nel Sublime Corano Allah avverte chi cela e accumula ricchezza e che non spende per la Sua causa, dicendo:
(La carità non consiste nel volgere i volti verso l’Oriente e l’Occidente, ma nel credere in Allah e nell’Ultimo Giorno, negli Angeli, nel Libro e nei Profeti e nel dare dei propri beni, per amore Suo, ai parenti, agli orfani, ai poveri, ai viandanti diseredati, ai mendicanti e per liberare gli schiavi...) (2:177)
Allah ha promesso a chi possiede ricchezza e non rispetta il diritto dei poveri e dei bisognosi, come da Lui comandato, che riceverà una severa punizione nel Giorno della Resurrezione, come indicato nel Sublime Corano:
(...Annuncia a coloro che accumulano l’oro e l’argento e non spendono per la causa di Allah un doloroso castigo). (9:34)
Per questo motivo la Zakah è uno dei pilastri dell’Islam: è pagata in base ad una percentuale fissa (2,5%) della ricchezza accumulata e posseduta per un intero anno. I musulmani devono offrire spontaneamente l’importo dovuto come segno di obbedienza agli ordini di Allah e devono pagarlo ai poveri e ai bisognosi. La Zakah è obbligatoria per coloro il cui patrimonio raggiunge la soglia minima necessaria. Allah afferma nel Sublime Corano:
(eppure non ricevettero altro comando che di adorare Allah, tributandoGli un culto esclusivo e sincero, di eseguire l’orazione e di versare la decima. Questa è la Religione della verità). (98:5)
Se un musulmano nega il pagamento della Zakah, è dichiarato miscredente; inoltre se rifiuta apertamente e pubblicamente di versare quanto dovuto ai bisognosi, il sovrano musulmano ha l’obbligo di combatterlo fino a quando egli non paghi la somma richiesta. Questo perché il rifiuto di rispettare il pagamento della Zakah va a danno della gente bisognosa e povera della società islamica cui spetta questo diritto. Durante il periodo iniziale della società musulmana Abu Bakr, il secondo dei Califfi ben guidati, mosse guerra contro un gruppo di persone che rifiutò di pagare la Zakah dichiarando: «Per Allah! Se si rifiuteranno di pagare la Zakah, come in precedenza la offrivano al Profeta (pbsl), fosse anche solo per il valore di una capra (o in un’altra narrazione: pezzo di corda), li combatterò in nome di essa [cioè fino a che non pagano completamente l’importo dovuto]».
La Zakah è prescritta secondo i seguenti principi e condizioni:
1.        l’obbligo di pagare la Zakah è solo per la persona che possiede il Nisab’ (un determinato livello di ricchezza, come stipulato della Shari'ah islamica), che deve essere al netto delle necessità di base della persona pagante, in altre parole del cibo, dell’abitazione, del trasporto e di un abbigliamento adeguati.
2.        la persona che paga Zakah deve aver posseduto l’importo pari al Nisab per un periodo di un anno e deve poter soddisfare i suoi bisogni essenziali. Il pagamento della Zakah non è richiesto se il periodo del Nisab è inferiore a un anno.
L’Islam indica le categorie di persone autorizzate a ricevere la Zakah, basandosi sul versetto del Sublime Corano:
(Le elemosine sono per i bisognosi, per i poveri, per quelli incaricati di raccoglierle, per quelli di cui bisogna conquistarsi i cuori, per il riscatto degli schiavi, per quelli pesantemente indebitati, per [la lotta sul] sentiero di Allah e per il viandante. Decreto di Allah! Allah è saggio, sapiente.) (9:60)
La Zakah è pari al 2,5% del totale dei fondi che non sono stati utilizzati per un anno intero. L’Islam impone Zakah per sradicare la povertà dalla società islamica e risolvere i problemi a essa associati, come il furto, l’omicidio, l’aggressione alle persone e l’assalto alle proprietà, nonché richiama alla mente il benessere sociale e il supporto reciproco fra i membri della società islamica. La Zakah è inoltre utilizzata per soddisfare le necessità dei bisognosi, degli indigenti e per risarcire i debiti di chi non può saldarli a causa di un valido e legittimo motivo. Infine, il pagamento della Zakah purifica il cuore, l’anima e la ricchezza della persona che tramite essa, quando pagata con cuore puro, diventa meno egoista, avida e avara. Allah Onnipotente dice nel Sublime Corano:
(Coloro che si saranno preservati dalla loro stessa avidità saranno quelli che prospereranno). (64:16)
La Zakah purifica i cuori anche dei meno abbienti poiché, vedendo che i ricchi e i benestanti della società versano quello che è loro richiesto e rispettano il diritto dei fratelli meno fortunati, essi nutriranno un minor sentimento d’odio, di gelosia e amarezza nei loro confronti.
Nel Sublime Corano Allah Onnipotente avverte chi rifiuta di versare la loro parte di Zakah che riceverà una punizione severa:
(Coloro che sono avari di quello che Allah ha concesso loro della Sua grazia, non credano che ciò sia un bene per loro. Al contrario è un male: presto, nel Giorno del Giudizio, porteranno appeso al collo ciò di cui furono avari. Ad Allah l’eredità dei cieli e della terra; e Allah è ben informato di quello che fate.) (3:180)

sabato 11 giugno 2011

L’uguaglianza nell’Islam

L’uguaglianza nell’Islam


Uomini e donne sono stati creati uguali nella loro natura umana di base, tutti provengono da una discendenza comune e godono dell’onore di fare parte della creazione di Allah e del privilegio della superiorità dell’uomo sulle altre creature. In Islam ogni distinzione di razza, sesso, colore, discendenza, classe, regione o lingua è strettamente proibita al fine di evitare la creazione di barriere artificiali fra chi è privilegiato e chi non lo è. Uguaglianza non significa che tutte le creature sono esattamente identiche, poiché è impossibile negare che esistono delle differenze naturali, anzi i due sessi si complementano e si completano a vicenda. Allah l’Eccelso dice nel Sublime Corano:

(Uomini, temete il vostro Signore che vi ha creati da un solo essere, e da esso ha creato la sua sposa, e da loro ha tratto molti uomini e donne. E temete Allah, in nome del Quale rivolgete l’un l’altro le vostre richieste e rispettate i legami di sangue. Invero Allah veglia su di voi.) (4:1)

Il Messaggero di Allah (pace e benedizione su di lui) disse:

«O gente! Il vostro Dio è Uno e il vostro antenato è uno. Appartenete tutti ad Adamo e Adamo è stato generato dalla terra. In verità la persona migliore agli occhi del Vostro Signore, Allah l’Eccelso, è la più devota tra di voi. Un arabo non è superiore a un non arabo e un non arabo non è superiore a un arabo, e una persona di colore non è superiore a un bianco, come un bianco non è superiore a una persona di colore, tranne che nella devozione.»[1]

Secondo l’Islam tutta l’umanità, con tutte le sue diverse etnie, proviene da un’unica fonte comune e di conseguenza non è permesso a nessun individuo di sostenere di essere superiore o di possedere speciali privilegi per sfruttare un’altra persona. L’Islam non tollera il falso orgoglio legato alla discendenza o alla condizione sociale. Il Messaggero di Allah (pbsl)[2] disse:

« Allah l’Onnipotente ha eliminato il falso orgoglio e l’arroganza che venivano praticati nel periodo precedente l’Islam, in cui gli uomini andavano erroneamente orgogliosi dei propri antenati. Ci sono solo due tipi di persone: il devoto virtuoso che Allah considera nobile e il libertino svergognato che non vale nulla per Allah. Tutta l’umanità proviene da Adamo ed egli fu generato dalla terra.»[3]

In alcune società si osserva un dilagante orgoglio legato all’etnia e alla classe sociale, ad esempio alcuni ebrei e cristiani hanno ritenuto di appartenere a una condizione sociale, razza, etnia o classe di persone più elevata. Allah, l’Altissimo e l’Onnipotente, ha dichiarato la verità di quest’arroganza e dice nel Sublime Corano:

(Giudei e nazareni dicono: «Siamo figli di Allah ed i suoi prediletti». Di’: «Perché allora vi castiga per i vostri peccati? Sì, non siete che uomini come altri che Lui ha creato. Egli perdona a chi vuole e castiga chi vuole. Ad Allah appartiene la sovranità sui cieli e sulla terra e su quello che vi è frammezzo. A lui farete ritorno».) (5:18)

Le leggi islamiche sono volte a sradicare ogni fuorviato principio di razzismo; ad esempio, uno dei compagni dell’Inviato di Allah (pbsl), Abu Dharr, una volta si rivolse a uno schiavo nero dicendo: «O figlio della donna dalla pelle nera!» Al sentire ciò, l’Inviato di Allah (pbsl) si girò verso Abu Dharr e gli disse:

«Stai per caso insultando questo uomo e sua madre? In verità, possiedi alcune delle caratteristiche dell’era dell’Ignoranza (prima dell’Islam). Quei tempi sono finiti e fanno parte del passato. Non esiste vantaggio o superiorità per il figlio della donna bianca rispetto al figlio della donna nera, tranne che nella devozione e nelle buoni azioni.» [4]

È riportato che Abu Dharr, sentendo il commento del Profeta (pbsl), si prostrò al suolo con umiltà affinché lo schiavo potesse pestare la sua testa con il piede come espiazione per il suo peccato, nonostante l’Inviato (pbsl) non gli avesse ordinato di farlo. Lo scopo di Abu Dharr era di auto punirsi attraverso l’umiliazione in modo tale da non ripetere mai più un simile peccato in futuro.

Nelľ Islam tutti gli individui hanno i medesimi e uguali obblighi per quanto concerne l’esecuzione dei diversi atti di culto nell’adorazione di Allah. Il ricco e il povero, il dirigente e il contadino, il bianco e il nero, colui con una vita decorosa e colui che invece ha pochi mezzi di sussistenza, tutti sono sullo stesso piano davanti ad Allah in quanto esseri umani: il più nobile è colui che è il più virtuoso, il più sincero e il più costante nel culto e nelle buone azioni. Come disse il Profeta (pbsl): «Allah non sta a guardare i vostri corpi o le vostre sembianze; sta invece a guardare i vostri cuori.» [5]

Ogni ordine riguardante gli obblighi e le proibizioni è valido per tutti senza alcuna distinzione di classe, condizione sociale o etnia. Allah l’Onnipotente afferma nel Sublime Corano:

(Chi fa il bene lo fa a suo vantaggio, e chi fa il male lo fa a suo danno. Il tuo Signore non è ingiusto con i Suoi servi.) (41:46)

Agli occhi di Allah, il Compassionevole, la differenza fra gli individui si basa sul grado di devozione, rettitudine e rispetto dei Suoi comandi. Allah l’Onnipotente afferma nel Sublime Corano:

(O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme. In verità Allah è sapiente, ben informato.) (49:13)

Tutti gli uomini sono uguali davanti al codice giuridico islamico e al giudice musulmano nominato. Le pene, i giudizi e le sentenze legali sono applicabili alle persone di ogni etnia e classe sociale senza alcuna distinzione e senza che nessun individuo privilegiato possa acquistare l’immunità. Citiamo di seguito un esempio eccezionale. A'isha ha riportato che una volta una nobildonna del clan di Makhzum commise un furto; i Quraish erano profondamente preoccupati poiché il Messaggero di Allah (pbsl) voleva applicare la punizione prescritta per tale crimine e cioè l’amputazione della mano: si riunirono per discutere e dissero: «La persona più idonea a parlare con il Profeta (pbsl) riguardo alla ladra del clan Makhzumi è il suo amato compagno Usamah ibn Zaid (a sua volta figlio di un caro compagno dell’Inviato (pbsl)». Inviarono quindi Usamah a parlare con Muhammad (pbsl) per ottenere un favore a nome della donna dei Makhzumi; sentendo ciò che Usamah gli chiedeva, il Messaggero di Allah (pbsl) disse:

«O Usamah! Sei venuto per intercedere riguardo a una punizione stabilita da Allah?» Non appena ebbe finito la sua conversazione con Usamah, il Profeta (pbsl) si levò in piedi e fece il seguente discorso:

«Le genti (o nazioni) prima di voi furono distrutte perché quando una persona tra i nobili rubava, lo lasciavano impunito, ma se era un povero, un debole o una persona qualunque a farlo, allora applicavano su quest’ultimo la sentenza. Per Allah, se Fatimah, la figlia di Muhammad rubasse, le farei tagliare la mano.» [6]

Nessuno ha il diritto di monopolizzare, abusare o agire in nome dei propri interessi personali nella gestione delle risorse nazionali. Tutti i membri della nazione devono poter usufruire di tali risorse, ciascuno secondo equi e giusti diritti ed obblighi. Tuttavia, i cittadini non saranno uguali in termini di lavoro e benefici che apportano al bene pubblico. Il governo islamico deve compiere ogni sforzo necessario per assicurare opportunità d’impiego ai suoi connazionali e per organizzare l’utilizzazione delle risorse nazionali.

L’Islam stabilisce che non vi è differenza fra le persone in termini di valori umani; tuttavia l'unico criterio di distinzione fra i membri della comunità si basa sui servizi che essi offrono alla società e ogni individuo viene ricompensato in base a questo. Per esempio, l’Islam non considera sullo stesso piano, in termini di salario e ricompense economiche, la persona che lavora duramente e il pigro. Allah Onnipotente afferma nel Sublime Corano:

(Per ogni uomo ci sarà un livello adeguato al suo comportamento. Il tuo Signore non è indifferente a quello che hanno fatto!) (6:132)




[1] Trasmesso da Ahmad n. 411.


3 Abbreviazione di "pace e benedizione su di lui" che segue sempre il nome del Profeta Muhammad




[3] Trasmesso da Tirmidhi n. 3270.


[4] Trasmesso da Ahmad 4:145.


[5] Trasmesso da Muslim


[6] Trasmesso da Bukhari n. 6406 e da Muslim n. 9.

giovedì 9 giugno 2011

I diritti del popolo nei confronti del governo

I diritti del popolo nei confronti del governo

Il musulmano residente in uno stato islamico ha determinato diritti nei confronti del governo. Essi sono i seguenti:

Giustizia assoluta: significa che ogni individuo deve essere trattato in maniera equa. Tutti quelli che hanno diritto a specifici trattamenti devono poter essere in grado di usufruirne e chi ha la responsabilità di eseguire determinate funzioni, devono essere trattati con giustizia, senza subire nessun tipo di condizionamento. Inoltre, le responsabilità devono essere distribuite fra gli individui in maniera giusta e ragionevole. Non è permesso a nessun individuo, classe o categoria di persone o parte della popolazione di avere un trattamento privilegiato o di essere preferiti rispetto agli altri membri della società. Il Messaggero di Allah (pbsl) disse:

«Nel Giorno della Resurrezione il più caro ad Allah ed il più vicino a Lui sarà un sovrano o un giudice giusto, mentre il più detestato da Allah ed il più distante da Lui sarà un sovrano ingiusto e tiranno».[1]

Consultazione: la popolazione ha il diritto di essere consultata su questioni riguardanti problematiche economiche e sociali e ciò deve essere fatto consuetudinariamente; i cittadini devono poter esprimere le loro opinioni e idee sulle questioni riguardanti la comunità e la società islamica e, se le opinioni raccolte soddisfano l’interesse pubblico, allora esse possono essere accettate. Allah dice nel Sublime Corano:

(È per misericordia di Allah che sei dolce nei loro confronti! Se fossi stato duro di cuore, si sarebbero allontanati da te. Perdona loro e supplica che siano assolti. Consultati con loro sugli ordini da impartire.) (3:159)

Secondo la tradizione, in diverse occasioni il Messaggero di Allah (pbsl) seguì il consiglio dei suoi compagni. Per esempio, durante la battaglia di Badr uno di essi suggerì di cambiare il luogo dell’accampamento dei musulmani chiedendo: «O Inviato di Allah, è forse Allah che ti ha ordinato di accamparti in questo posto, nel qual caso non avremmo motivo di cambiarlo, oppure è semplicemente una strategia e un piano di guerra?» Immediatamente il Messaggero di Allah (pbsl) rispose: «No. Veramente è una mia strategia di guerra». Allora l’uomo suggerì: «O Profeta di Allah, quest’accampamento non è la giusta scelta. Cerchiamo piuttosto il serbatoio d’acqua più vicino ai nostri nemici e accampiamoci là. In seguito sotterreremo tutte le altre risorse idriche e quindi costruiremo un bacino o serbatoio d’acqua per il nostro esercito. Quando la battaglia avrà inizio, noi avremo ancora accesso all’acqua, potremo bere e utilizzarla per i nostri bisogni, mentre i nostri nemici non potranno». Il Messaggero di Allah (pbsl) commentò: «Hai certamente dato il consiglio migliore».[2]

Governo islamico: la Shari'ah, in altre parole la legge islamica, è alla base del Governo islamico e delle sentenze legali e pertanto la Costituzione di uno Stato musulmano deve fondarsi sul Corano e sulla Sunnah, che sono le fonti giudiziarie islamiche riconosciute. Se è disponibile un testo autentico, allora non è possibile ricorrere all’opinione personale. La Legge islamica è un sistema completo di giurisprudenza, che include il diritto familiare e privato, il diritto penale, e il diritto nazionale e internazionale e che quindi soddisfa tutte le esigenze dell’uomo nella maniera migliore, poiché basato sulle rivelazioni che Allah ha fatto al Suo Messaggero per la guida dell’umanità.

Politica della ‘porta aperta’: Il governante musulmano non deve avere un atteggiamento di distacco e rimanere distante dalla sua gente, né nominare intermediari che non siano imparziali, consentendo ad alcuni di loro di incontrarlo e negandosi ad altri. Questo si basa sulla tradizione del Messaggero di Allah (pbsl) che disse:

«Chiunque ha la responsabilità di dirigere qualcuno degli affari dei musulmani e si defila davanti a loro e non risponde ai loro bisogni, sarà Allah a non rispondere alle sue suppliche nel Giorno della Resurrezione, facendolo soffrire della sua stessa povertà e dei suoi stessi bisogni».[3]

Misericordia per i concittadini: il governante musulmano deve essere gentile e clemente con i concittadini e non deve oberarli oltre le loro capacità; deve agevolarli con tutti i mezzi affinché possano sopravvivere e vivere nella società nel modo migliore. Il governante deve trattare l’uomo anziano come un padre, il giovane come un figlio e la persona della stessa età come un fratello; egli deve essere rispettoso dei più anziani, gentile e clemente con i giovani e premuroso con gli individui della sua stessa età. Il Sublime Corano ci informa a proposito delle caratteristiche del Messaggero di Allah (pbsl), che fu il primo capo della nazione musulmana:

(Ora vi è giunto un Messaggero scelto tra voi; gli è gravosa la pena che soffrite, brama il vostro bene, è dolce e misericordioso verso i credenti.) (9:128)

Anche l’Inviato di Allah (pbsl) si raccomandò:

«Possa Allah essere clemente con coloro che sono clementi [e gentili con gli altri]. Siate misericordiosi con la gente sulla terra, Allah sarà misericordioso con voi».[4]

Omar bin al Khattab, il secondo Califfo musulmano, era talmente preoccupato riguardo alla sua responsabilità nei confronti di Allah, che una volta disse: «Per Allah, se una mula fosse inciampata in Iraq, avrei il timore di dovermi giustificare di ciò con Allah [nel Giorno della Resurrezione]: “O Omar! Perché non hai spianato la strada per la mula?”».



65 Tirmidhi, Hadith n. 1329

66 Ibn Hisham Biography of the Prophet (pbuh) [la biografia del Profeta(pbsl) di Ibn Hisham]

67 Abu Dawud, Hadith n. 2948

68 Abu Dawud, Hadith n. 4941 e Tirmidhi, Hadith n. 1924


tratto da: "Pregiudizi correnti sui diritti dell'uomo nell'Islam"

Perchè fare du'a se è tutto prescritto e predestinato?


Perchè fare du'a se è tutto prescritto e predestinato?

Subito mi è venuto in mente il hadith del Messaggero di Allah che dice:
"لا يرد القضاء إلا الدعاء" ovvero "Nulla cambia il destino tranne il du'a"

Venne posta questa domanda allo sheikh Salih bin Fawzan al Fawzan, ovvero si è chiesto qual'è il significato del hadith da me sopra citato e la risposta fu:

"La preghiera (in questo caso al du'a) è una delle motivazione per raggiungere il bene (al khair) e ci sono delle cose predestinate che sono legate a degli eventi, se quell'evento accade allora la cosa predestinata prende forma, se invece non accade l'evento la cosa non prende forma. Se quindi il musulmano prega gli arriverà il bene e se non prega non gli verrà il bene."

domenica 5 giugno 2011

I diritti di un governante nei confronti del popolo

Questo è basato proprio sul contenuto del versetto del Sublime Corano:

“O voi che credete, obbedite ad Allah e al Messaggero e a coloro che hanno l’autorità” (4:59)

A un musulmano viene richiesto di rispettare le seguenti direttive:

1. Obbedienza al governante finchè non comanda di compiere atti illeciti. Ciò deriva dalle tradizioni del Messaggero di Allah (saws):
“Ascoltate e obbedite, anche se è un schiavo dell’Etiopia a essere stato eletto [come sovrano], fintanto che egli agisce secondo i precetti del libro di Allah” [Muslim]
L’obbedienza del musulmano a un’autorità che governa in conformità ai principi del Divino Libro di Allah è, in effetti, considerato come un ulteriore atto di obbedienza verso Allah e viceversa, la disobbedienza verso un’autorità che opera secondo le Leggi di Allah è, in realtà, disobbedienza verso Allah stesso.

2. Il governante musulmano deve poter ricevere consigli sinceri da cui possano trarre vantaggio lui, la comunità e l’intera nazione; deve essere inoltre esortato a tenere presente quelli che sono i suoi compiti ed essere fedele all’impegno preso. Ciò che deriva dalle indicazioni del Sublime Corano:
“Parlateli con dolcezza. Forse ricorderà o temerà Allah” (20:44)
Il Profeta (saws) disse: “La religione è fedeltà” “verso chi?” chiedemmo. Egli (saws) rispose: “Verso Allah, il Suo Libro e il Suo Inviato, verso i sovrani musulmani e le loro genti”

3. La popolazione deve sostenere il governatore musulmano durante i periodi di crisi. Ai musulmani è richiesto di rispettare i loro capi/sovrani e di non abbandonarli, né istigare la popolazione contro di loro per provocare problemi e danni.

I diritti delle piante e degli alberi nell’Islam

L’Islam consente di usufruire dei frutti degli alberi, ma proibisce di tagliare o rompere i rami senza una buona ragione; anzi si spinge oltre e condanna di salvaguardare gli alveri e incoraggia ogni attività o processo adibito alla loro riproduzione al fine di aumentarne il numero. Il Messaggero di Allah (saws) disse:

“Se l’Ora [dell’Ultimo Giorno) suonasse mentre uno di voi sta reggendo una pianticella di palma [da piantare nella terra] e se riuscisse a piantarla prima di levarsi in piadi, allora dovrebbe farlo” [Ahmad]

Piantare alberi e piante che portano un beneficio è considerata con una elemosina per la quale il musulmano sarà ricompensato. L’Inviato di Allah (saws) disse:

“Un musulmano non pianterà un albero, né getterà un seme, da cui mangi un uomo o bestia o altro, senza che gli valga come elemosina” [Muslim]

Tratto da “Pregiudizi correnti sui diritti dell’uomo nell’Islam”

Oh credenti

"Non è forse giunto, per i credenti, il momento in cui rendere umili i loro cuori nel ricordo di Allah e nella verità che è stata rivelata, e di differenziarsi da quelli che ricevettero la Scrittura in precedenza e che furono tollerati a lungo [da Allah]? I loro cuori si indurirono e molti di loro divennero perversi"